Una nuova casa per la Marmotta del Lyskamm
Il mondo delle mummie affascina e attrae da sempre per l’aura di mistero che lo avvolge.
Innumerevoli miti e leggende sono stati scritti sull’argomento e l’interesse degli scienziati ha spinto, fin dai tempi antichi, i ricercatori ad indagarle, sia che si trattasse di mummie umane o animali.
Da questi studi abbiamo appreso l’importanza dei corpi mummificati che oggi riconosciamo come un documento di grande valore storico e culturale. Nel tempo presente le mummie sono considerate una fotografia del nostro passato, ma sono soprattutto un’importante fonte di conoscenza.
Per meglio comprendere tutti i messaggi che questi reperti ci possono raccontare è necessario preservarli al meglio, allo scopo di continuare la loro valorizzazione nel tempo.
Per questo è stata ideata e realizzata una speciale teca espositiva per la conservazione della mummia di marmotta, che le permetterà di viaggiare nel futuro per molti anni ancora.
Nella progettazione della vetrina espositiva ideale si è cercato un compromesso tra l’aspetto conservativo e quello museale. Come prima cosa la struttura doveva essere perfettamente isolata e permettere di personalizzare i parametri ottimali della conservazione al proprio interno, in modo stabile e per un lungo periodo di tempo.
Doveva inoltre offrire grande visibilità alla marmotta, sicurezza ed avere un aspetto esteticamente gradevole per inserirsi in modo coerente nel contesto che l’avrebbe ospitata.
Tutti questi concetti sono stati attentamente considerati per lo sviluppo e la realizzazione del prototipo proposto da Eurac Research. Di base è una vetrina espositiva di tipo passivo. Alcuni grandi vantaggi che ne derivano sono: che non utilizza energia elettrica; quindi, non esistono costi di manutenzione ed è completamente ecosostenibile.
Questa innovativa realizzazione si basa sui risultati ottenuti da una lunga sperimentazione che ha permesso a Eurac Research di registrare due prototipi (n. IT-1398645 e n. IT-1425729). Essi sono caratterizzati da un eccezionale grado di tenuta ai gas, che permette di mantenere i parametri di conservazione all’interno della vetrina stabili per oltre 500 anni.
L’ambiente interno è privo di ossigeno e l’aria che contiene viene sostituita da argon purissimo.
La struttura è semplice, essendo composta da una vasca in acciaio su cui poggia una lastra di vetro. Il vero aspetto innovativo è rappresentato dal metodo di sigillatura tra vetro e acciaio, che avviene grazie all’utilizzo di una speciale cera a base di idrocarburi. Il rivestimento interno a specchio conferisce una visione facilitata da ogni punto di osservazione. Il vetro è uno degli elementi fondamentali del sistema. Deve garantire la sicurezza e allo stesso tempo la visibilità del reperto. In questo caso si tratta di un prodotto antiriflesso composto da due strati temperati dello spessore di 5 mm che hanno una trasparenza definita “extra chiaro”.
Tra i due vetri è posta una sottilissima lastra di materiale plastico (PVB), che offre inoltre la preziosa capacità di agente filtrante ai raggi UV. Nella scelta dei materiali per la costruzione della vetrina si è tenuto conto del grado di emissione dei componenti organici volatili (VOCs), che potrebbero rappresentare un serio pericolo di aggressione chimica verso il reperto. Tutti gli elementi che compongono la struttura sono stati quindi testati e considerati sicuri.
Il perfetto equilibrio della pressione atmosferica interna/esterna viene garantito da uno speciale compensatore di pressione (bellows) che è collegato alla base della vetrina, mentre la stabilità dell’umidità relativa interna del 45% è resa possibile dalla presenza del silica gel. Nel doppio fondo della vetrina si trova anche un quantitativo di carbone attivo sufficiente ad assicurare l’assorbimento dei Composti Organici Volatili (VOCs) eventualmente presenti nella vetrina.
A livello architettonico, la scelta di realizzare un prisma a base esagonale è stata ispirata dall’attuale aspetto della Sala delle Rocce, caratterizzata da linee svasate e mai parallele. L’esagono rappresenta inoltre una figura geometrica che si può ritrovare spesso in natura, come ad esempio nei cristalli di ghiaccio, in alcune formazioni rocciose, negli occhi di insetti o negli alveari prodotti dalle api.
Pitagora considerava l’esagono una figura perfetta, formata da due triangoli contrapposti, l’esagramma. In alcune culture, invece, l’esagono rappresenta il simbolo della vita o l’unione e l’armonia tra microcosmo e macrocosmo (Kabbalah). I due triangoli contrapposti rappresentavano per gli Egizi la congiunzione tra fuoco ed acqua. Infatti, il triangolo con la punta verso il basso rappresenta Terra e Acqua; ed il triangolo con la punta rivolta verso l’alto rappresenta invece Aria e Fuoco.
La vetrina a forma di prisma a base esagonale è caratterizzata infine da un taglio in obliquo che la rende ancora più complessa e cerca di richiamare la forma stilizzata del Monte Rosa.
Infine, il rivestimento è costituito interamente da roccia locale ovvero gneiss albitico grigio.
Foto e immagine di copertina: Museo di Scienze naturali Efisio Noussan. Rendering teca: Marco Samadelli – Eurac Research.
Marco Samadelli Ricercatore - EURAC Research
È ricercatore senior e responsabile del laboratorio di Conservazione dell’Istituto per lo Studio delle Mummie di EURAC Research a Bolzano. Autore di pubblicazioni scientifiche e brevetti, ha realizzato numerose vetrine espositive e altri sistemi di conservazione per la tutela e salvaguardia dei resti biologici. Considera il raggiungimento dell’equilibrio tra conservazione e musealizzazione l’obiettivo da raggiungere.