Tornata
alla luce
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Chi è la Marmotta del Lyskamm?

La mummia di marmotta, restituita dal ghiacciaio del Lyskamm nell’estate del 2022, è considerata il più antico reperto mummificato d’Italia e una scoperta di notevole interesse per la comunità scientifica. La datazione al radiocarbonio la colloca geologicamente nel Medio Olocene (circa 6.600 anni fa) e rispetto all’uomo nel Neolitico (4.691- 4.501 a.C.).

Il ritrovamento

Il cambiamento climatico fa riaffiorare il passato.
I ghiacciai conservano da millenni la storia della vita. Il cambiamento climatico che sta determinando un progressivo e rapido deterioramento dell’ecosistema alpino ha riportato alla luce i resti di una vita antica e remota. In questo scenario rientra il prezioso ritrovamento della Marmotta del Lyskamm.

Marmot Mummy Project

Osservare la mummia con gli occhi della scienza.
Le mummie sono testimoni del passato ed offrono numerose opportunità di ricerca scientifica. Il loro studio e le moderne tecnologie permettono di ottenere dati importanti per riscostruire la storia di un essere vivente e il suo habitat. Il progetto di ricerca the Marmot Mummy Project nasce per studiare la mummia del Lyskamm e per esplorare ed indagare i molteplici aspetti che la riguardano.

La teca di conservazione

L’importanza di conservare il reperto in un ambiente stabilizzato.
Una teca appositamente progettata custodirà la mummia per oltre 500 anni. L’ambiente al suo interno è privo di ossigeno, con la possibilità di personalizzare e calibrare i parametri chimico-fisici, prevenendone il deterioramento. Il suo funzionamento non utilizza energia elettrica ed è completamente ecosostenibile.

La mummia più antica d’Italia

Il ritrovamento di una mummia è un evento raro e prezioso.
Le tracce della vita animale e vegetale e in particolar modo le mummie, non solo raccontano l’evoluzione degli ecosistemi, ma aiutano a comprendere il loro sviluppo e le loro transizioni in ere, periodi ed epoche geologiche.
La Marmotta del Lyskamm rappresenta la mummia più antica d’Italia ed un unicum animale dell’Olocene, epoca geologica ancora in corso.

Età (anni) Anno Mummie Dove ETÀ DELLA TERRA STORIA DELL’UMANITÀ Olocene Epoca del cambiamento climatico da 10.000 anni fa ad oggi 2.195 178 a.C Dama di Dai – XinZhui Cina 2.300 300 a.C Uomo di Grauballe Danimarca 2.400 400 a.C Uomo di Tollund Danimarca 3.000 1.000 a.C Mummie di Tarim Cina 3.340 1.341 – 1.323 a.C. Tutankhamon Egitto 5.300 3.300 a.C Uomo di Similaun – Ötzi Italia 6.640 – 6.460 4.691 – 4.501 a.C Marmotta del Lyskamm Italia Pleistocene Fine dell’ultima era glaciale 12.000 anni fa 17.000 Cane – Yakutia Siberia 22.000 – 39.500 Orso polare – Yakutia Russia 39.000 Mammut – Yuka Siberia 56.000 – 57.000 Lupo Artico – Zhur Canada 23,5/5,3 milioni di anni fa Si sviluppano i primi ominidi 5,3/1,8 milioni di anni fa Gli ominidi fabbricano gli utensili Circa 40.000 anni fa Diffusione dell’uomo moderno ( Homo sapiens )
Età (anni) Mummie Dove Olocene Epoca del cambiamento climatico da 10.000 anni fa ad oggi 2.195 Dama di Dai – XinZhui Cina 2.300 Uomo di Grauballe Danimarca 2.400 Uomo di Tollund Danimarca 3.000 Mummie di Tarin Cina 3.340 Tutankhamon Egitto 5.300 Uomo di Similaun – Ötzi Italia 6.640 – 6.460 Marmotta del Lyskamm Italia Pleistocene Fine dell’ultima era glaciale 12.000 anni fa 17.000 Cane – Yakutia Siberia 22.000 – 39.500 Orso polare – Yakutia Russia 39.000 Mammut – Yuka Siberia 56.000 – 57.000 Lupo Artico – Zhur Canada 23,5/5,3 milioni di anni fa Si sviluppano i primi ominidi 5,3/1,8 milioni di anni fa Gli ominidi fabbricano gli utensili Circa 40.000 anni fa Diffusione dell’uomo moderno (Homo Sapiens)

Che differenza c’è tra
la marmotta di ieri e di oggi?

La marmotta alpina: un genoma poco variabile

Un team internazionale di ricercatori ha studiato il genoma della marmotta alpina (Marmota marmota) per comprendere l’influenza del cambiamento climatico sulla sua diversità genetica.
I risultati hanno dimostrato che il DNA della specie si è modificato poco e lentamente e che, nonostante ciò, la marmotta è riuscita a sopravvivere all’era glaciale. Questo rappresenta un’eccezione nel regno animale poiché una bassa variabilità genetica è associata ad un elevato rischio di estinzione (come nel caso del gorilla di montagna, dell’orso polare artico e della lince iberica).
Questo ci porta a concludere che l’odierna marmotta alpina sia molto simile a quella di 6.600 anni fa.

ALIMENTAZIONE
Si nutre di graminacee, germogli, frutta e radici. Raramente mangia insetti. Non beve perché ricava l’acqua dalle piante.

LA TANA
La tana estiva è superficiale con molte uscite, quella invernale un’unica stanza scavata in profondità con un ingresso molto lungo per ospitare fino a 5 marmotte.

IL LETARGO
Il letargo è profondo, alternato a brevi e periodici risvegli, finalizzati al mantenimento di temperature corporee vitali.

COMPORTAMENTO
È un animale sociale ma territoriale e definisce i suoi confini con secrezioni odorose. Vive in gruppi e rimane vicino alla tana.

RIPRODUZIONE
Si riproduce da aprile a giugno. La femmina può avere dai 2 ai 5 cuccioli che sono indipendenti dopo 2 mesi. Una femmina raggiunge la maturità riproduttiva dopo circa 2 anni.

PREDATORI
Volpi e aquile sono i suoi predatori. Il fischio è un vero e proprio segnale di allarme: se il pericolo viene da terra, il fischio è ritmato, se il pericolo viene dal cielo, il fischio è unico e intenso.

Cosa racconta la mummia sull’ecosistema passato, presente e futuro?

Il cambiamento climatico

Pedologia

Il ritrovamento di un erbivoro oltre i 4.000 metri potrebbe indicare la presenza di praterie alpine a quote più elevate di quelle attuali. La ricerca scientifica, in queste zone così elevate, ci aiuta a comprendere gli effetti del cambiamento climatico globale sugli ecosistemi alpini e sui paesaggi glacializzati.

La scoperta di un suolo in fase embrionale di sviluppo (protosuolo), a queste altitudini, potrebbe supportare l’ipotesi che un tempo le condizioni climatiche fossero idonee a favorire la vita.

Biologia

Il DNA di microrganismi, ritrovato nell’area del recupero della marmotta, fornisce preziose informazioni sulle comunità microbiche più antiche, indispensabili per comprendere l’equilibrio dell’ecosistema.

Gli ambienti considerati estremi ospitano straordinarie e variegate forme di vita. Ne sono un esempio i microrganismi che vivono nel ghiaccio e nella neve e che crescono e si moltiplicano a basse temperature. Il cambiamento climatico mette a rischio la loro presenza con conseguente perdita della biodiversità e degli equilibri ecosistemici.

Glaciologia

Le aree di alta montagna, seppur apparentemente immutabili, sono zone molto dinamiche, soggette a condizioni meteorologiche e climatiche estreme. Ciò che oggi appare dominato dai ghiacciai, poteva non esserlo in passato e non lo sarà probabilmente in futuro, visto il severo contesto di cambiamento climatico che stiamo vivendo.

La mummia e soprattutto il luogo del suo ritrovamento possono fornire utili indizi sull’evoluzione dell’ambiente fisico e sul clima.

Che cosa rappresenta la scoperta della mummia del Lyskamm?

The Marmot Mummy Project

La mummia rappresenta un’importante opportunità di conoscenza e un reperto di notevole valore culturale. La Regione autonoma Valle d’Aosta ha istituito nel 2023 il gruppo di studio per il Marmot Mummy Project costituito da Santa Tutino, Velca Botti, Francine Navillod, Alessandra Armirotti, Gianfranco Zidda, Marco Samadelli, Alice Paladin, Umberto Tecchiati, Fabrizio Troilo, Michele Freppaz e Maurizio Azzaro.

Il Marmot Mummy Project prevede indagini multidisciplinari sfruttando le moderne tecnologie e le competenze trasversali alla biologia, al fine di valorizzare la scoperta in un ampio panorama scientifico. L’obiettivo della ricerca è rispondere alle domande attuali sulla mummia e a quelle che emergeranno nel corso degli studi, per ampliare le conoscenze presenti e future alla luce del passato.

Ambiti scientifici

Il Museo collabora con importanti partner scientifici, quali l’EURAC Research di Bolzano, le Università di Torino e di Milano, l’Istituto di Scienze Polari del CNR, la Fondazione Montagna Sicura e la Soprintendenza per i beni e le attività culturali. La costituzione di un team multidisciplinare mira ad acquisire informazioni archeologiche, biologiche, climatologiche, genetiche e pedologiche.

Direzione progetto
Santa Tutino
Dirigente museale – Museo Scienze naturali Efisio Noussan

Biologa, dirigente presso la Regione autonoma Valle d’Aosta, si occupa di conservazione della natura, aree naturali protette e sostenibilità. Direttore del Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan e responsabile del laboratorio di biotecnologia, ha coordinato il progetto di restauro e riallestimento del Museo nel Castello di Saint-Pierre. Responsabile della gestione e della valorizzazione turistica sostenibile delle aree naturali protette regionali.

Archeologia
Studio dell’evoluzione del rapporto uomo-ambiente della Valle d’Aosta
Alessandra Armirotti
Archeologa – Soprintendenza per i beni e le attività culturali

Specializzata in archeologia classica, si occupa, in qualità di funzionario della Soprintendenza per i beni e le attività culturali, della conoscenza, della tutela e della conservazione del patrimonio archeologico valdostano. Nell’espletare le sue funzioni istituzionali, dirige numerosi cantieri di scavo, coordina attività di allestimento museale e redige istruttorie per le autorizzazioni all’edificazione o alla posa di infrastrutture, attuando le direttive dell’archeologia preventiva.

Studio del profilo biologico della marmotta del Lyskamm
Francesca Fapanni
Archeologa – Università degli Studi di Milano

Laureata in Ecologia preistorica presso l’Università degli Studi di Milano con tesi sugli oggetti di ornamento in materia dura animale del sito sepolcrale dell’età del Rame di Breno (BS). È membro dell’Associazione Italiana di Archeozoologia (AIAZ) e dal 2021 è nel gruppo di ricerca della missione archeologica dell’Università di Milano nel sito neolitico di Colombare di Negrar (VR). I suoi interessi di ricerca vertono attorno allo studio dei reperti faunistici, con speciale riguardo all’areale alpino.

Studio del profilo biologico della marmotta del Lyskamm
Alice Paladin
Bioarcheologa ricercatrice – Eurac Research

È responsabile del Laboratorio di Antropologia dell’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano. I resti biologici antichi, in particolare i resti umani, provenienti da diverse aree geografiche, sono al centro delle sue ricerche. Conduce analisi bioarcheologiche, paleoradiologiche e biochimiche per ricostruire lo stile di vita, la salute, le abitudini alimentari e le pratiche funerarie delle popolazioni del passato.

Studio del profilo biologico della marmotta del Lyskamm
Umberto Tecchiati
Professore associato – Università degli Studi di Milano

Specialista di archeologia alpina e di archeozoologia. Studia le componenti socioeconomiche e spirituali delle comunità preistoriche e protostoriche dell’Italia settentrionale, con particolare riguardo alle relazioni esistenti tra l’Italia padana e alpina e le regioni a Nord dello spartiacque. È Presidente del Collegio didattico del Corso di Laurea triennale in Scienze dei Beni culturali dell’Università degli Studi di Milano e Presidente dell’Associazione Italiana di Archeozoologia (AIAZ). Dal 2018 è Professore Associato di Preistoria e Protostoria ed Ecologia preistorica all’Università di Milano.

Studio dell’evoluzione del rapporto uomo-ambiente della Valle d’Aosta
Gianfranco Zidda
Archeologo – Regione autonoma Valle d’Aosta

Archeologo e storico dell’arte preistorica. Laureato in Lettere antiche e Perfezionamento in Archeologia presso l’Università di Firenze. Attività di scavo e ricerca con Università di Firenze, Siena, Sassari, e con Soprintendenze di Toscana, Campania, Calabria, Puglia e Sardegna. Dal 1987 ha lavorato presso gli scavi di Saint Martin-de-Corléans con l’archeologo Franco Mezzena. Già Funzionario regionale, con incarichi per i Beni Storico artistici e normativa regionale di settore, dal 2018 al 2024 responsabile scientifico dell’Area megalitica di Aosta.

Biologia
Studio degli ecosistemi preistorici attraverso l’analisi del DNA del suolo
Maurizio Azzaro
Ricercatore – CNR – Istituto di Scienze Polari

Primo Ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze Polari sede di Messina. Esperto di ecologia microbica e del funzionamento degli ecosistemi terrestri e marini polari, ha partecipato a molteplici progetti di ricerca multidisciplinari e le sue ricerche hanno contemplato anche lo sviluppo di nuove tecnologie per lo studio degli ambienti estremi e la conservazione e protezione degli ecosistemi soggetti ai cambiamenti climatici. È vice presidente del Comitato per la Ricerca Polare italiano (CRP) e membro del Board of Directors del Sistema Integrato di Osservazione della terra artica alle Svalbard (SIOS).

Recupero e conservazione della mummia, studi biologici, genetici e museologici del reperto. Coordinamento del Marmot Mummy Project.
Velca Botti
Biologa ricercatrice – Museo Scienze naturali Efisio Noussan

Ricercatrice del Museo di Scienze naturali dal 2013, è laureata in Biotecnologie mediche, farmaceutiche e veterinarie presso l’Università degli Studi di Pavia. Nell’ambito dell’Unità di Ricerca VDNA Barcoding ha allestito il primo lab di biotech in Valle d’Aosta dotato di sequenziatore per il DNA. Si occupa di eseguire analisi genetiche negli ambiti natura e biodiversità, agrifood e conservazione dei beni culturali, di progettazione, di divulgazione scientifica ed è autrice di pubblicazioni.

Studio degli ecosistemi preistorici attraverso l’analisi del DNA del suolo
Angelina Lo Giudice
Ricercatrice – CNR – Istituto di Scienze Polari

Si occupa di ecologia microbica presso l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISP), Sede Secondaria di Messina. Laureata in Scienze Biologiche e Dottore di Ricerca in Scienze Ambientali, da circa trent’anni studia la biodiversità microbica di ambienti freddi ed estremi, includendo l’Artide e l’Antartide, grazie all’applicazione di metodiche classiche e di biologia molecolare nell’ambito di progetti multidisciplinari. Dal 2019, presso CNR-ISP, è Responsabile del Laboratorio di Ecologia e Biotecnologie Microbiche.

Analisi paleogenetica della marmotta mummificata
Frank Maixner
Microbiologo – Eurac Research

Rinomato microbiologo tedesco, dal 2009 è impegnato presso l’Istituto per lo Studio delle Mummie dove è responsabile del laboratorio per la ricerca del DNA antico. Il suo ambito di studio unisce archeologia, antropologia e biologia molecolare, focalizzandosi sull’analisi genomica per indagare le connessioni tra antichi reperti umani e patogeni del passato, allo scopo di anticipare l’insorgenza e lo sviluppo di malattie. Il suo studio metagenomico dei microbiomi umani antichi, è prezioso per comprendere i cambiamenti delle comunità microbiche nel corso dei millenni. Si dedica ad indagini istologiche mirate a perfezionare ed innovare i metodi molecolari nella ricerca sul DNA antico.

Conservazione, valorizzazione espositiva e comunicazione del reperto
Francine Valérie Navillod
Biologa – Regione autonoma Valle d’Aosta

È referente per la conservazione delle collezioni naturalistiche del Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan. Biologa di formazione, ha partecipato alla realizzazione del nuovo allestimento museale. Si occupa di gestire le collezioni museali e di presentarle al pubblico contribuendo a diffondere la cultura scientifica e naturalistica.

Studio degli ecosistemi preistorici attraverso l’analisi del DNA del suolo
Maria Papale
Ricercatrice – CNR – Istituto di Scienze Polari

Ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Polari del CNR di Messina. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca in ambiente polare. Dal 2019 al 2023 è stata coordinatrice del progetto nazionale MicroPolArSe nel 2022 invece ha coordinato il progetto internazionale SNOW-BALL. Si occupa principalmente del trattamento dei campioni microbiologici per l’estrazione degli acidi nucleici (DNA/ RNA) e successiva preparazione al sequenziamento. Nel corso degli anni ha avuto modo di perfezionare le proprie competenze bioinformatiche, campo nel quale oggi lavora attivamente.

Conservazione delle mummie
Progettazione di una vetrina ad atmosfera modificata
Marco Samadelli
Ricercatore – EURAC Research

È ricercatore senior e responsabile del laboratorio di Conservazione dell’Istituto per lo Studio delle Mummie di EURAC Research a Bolzano. Autore di pubblicazioni scientifiche e brevetti, ha realizzato numerose vetrine espositive e altri sistemi di conservazione per la tutela e salvaguardia dei resti biologici. Considera il raggiungimento dell’equilibrio tra conservazione e musealizzazione l’obiettivo da raggiungere.

Pedologia
Analisi chimica, fisica e mineralogica del suolo nei pressi del corpo della marmotta
Michele Freppaz
Pedologo – Università di Torino

Esperto di neve e suoli d’alta quota ha partecipato a progetti di ricerca non solo sulle Alpi ma anche nelle Montagne Rocciose, Ande e Himalaya, dove ha studiato in modo particolare l’impatto del ritiro dei ghiacciai e della riduzione dell’innevamento sulle proprietà del suolo e dell’acqua. È Direttore scientifico della Summer School IPROMO (Programma Internazionale di Ricerca e Formazione sulla Gestione Sostenibile delle Aree Montane), in collaborazione con la FAO-Mountain Partnership e Presidente del Corso di Laurea in Scienze e tecnologie per la montagna dell’Università di Torino.

Analisi chimica, fisica e mineralogica del suolo nei pressi del corpo della marmotta
Emanuele Pintaldi
Pedologo – Università di Torino (DISAFA – NBFC)

Laureatosi in Scienze Forestali e Ambientali è stato ricercatore borsista in pedologia, conseguendo poi il dottorato di ricerca in Scienze Agrarie Forestali e Alimentari. Dal 2023 è ricercatore presso il DISAFA ed è docente di pedologia nei corsi di laurea in Scienze Forestali e Ambientali. Specializzato nello studio dei suoli alpini e sul loro utilizzo quali archivi storico-naturali per le ricostruzioni paleoclimatiche, ha contribuito alla realizzazione della Carta dei Suoli della Valle d’Aosta ed è autore di diverse pubblicazioni scientifiche.

Glaciologia
Evoluzione delle aree glaciali d’alta quota
Luca Mondardini
Glaciologo – Fondazione Montagna Sicura

Laureato in Scienze Ambientali presso la University of Canterbury (NZ), lavora come glaciologo presso la Fondazione Montagna sicura all’interno del gruppo di ricerca specializzato nello studio degli impatti dei cambiamenti climatici sulla criosfera e sui territori di alta quota con particolare attenzione all’analisi ed alla gestione dei rischi glaciali e periglaciali.

Evoluzione delle aree glaciali d’alta quota
Fabrizio Troilo
Geologo – Fondazione Montagna Sicura

Coordinatore delle attività di ricerca della Fondazione Montagna sicura di Courmayeur, laureato in geologia all’Università di Torino si è specializzato in glaciologia con un Dottorato di ricerca sullo studio dei rischi glaciali e del loro monitoraggio.

Come viene conservata la marmotta?

La teca espositiva

La struttura, perfettamente isolata ed autosufficiente, è composta da una vasca in acciaio coperta da una lastra di vetro.

L’aspetto innovativo di sigillatura tra vetro e acciaio avviene grazie all’utilizzo di una speciale cera a base di idrocarburi.

La tecnologia utilizzata mantiene i parametri di conservazione all’interno della vetrina stabili e regolabili. La sua forma a prisma esagonale è ispirata alla natura, ricorda un elemento geometrico presente nei cristalli di ghiaccio, in alcune formazioni rocciose, negli occhi degli insetti o negli alveari prodotti dalle api.

Acciaio a specchio, AISI 316


Vetro extrachiaro con filtraggio dei raggi UV

Ambiente interno: Argon purissimo


Stabilizzatori di umidità relativa al 45%


Testata contro composti organici volatili (VOCs)

Copertura in gneiss albitico grigio

Compensatore di pressione

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